Nascosto in un angolino della città, il Museo della Fotografia Sestini non è ancora molto conosciuto ma merita assolutamente una visita, e non solo da parte dei numerosi e curiosi turisti che ogni giorno visitano Città Alta. Gli abitanti di Bergamo e provincia, infatti, potrebbero apprezzarlo ancora di più perché al suo interno è custodito un archivio storico che racchiude preziose foto d’epoca della città.
Il Museo è ubicato nella splendida cornice del Convento di San Francesco in Città Alta, esempio di architettura medievale la cui costruzione risale alla fine del Duecento.
La struttura si apre su due chiostri, il Chiostro delle Arche e il Chiostro del Pozzo, e si affaccia su una vista spettacolare di Città Alta e della valle sottostante.
Preziosi affreschi sono ancora visibili e adornano l’intero edificio del convento, che venne chiuso nel 1797. Gli spazi vennero adibiti prima a ospedale e poi a carcere, fino agli anni Trenta del Novecento quando il complesso diventò proprietà del Comune di e venne restaurato, per essere utilizzato come scuola elementare. Solo nel 1997 il Convento venne infine adibito a museo, fino a diventare una delle sedi del Museo delle Storie di Bergamo.
Dal 17 novembre 2018 il Convento di San Francesco ospita anche il Museo della Fotografia Sestini, polo piccolo ma all’avanguardia. Il Museo è infatti composto, oltre che dallo spazio espositivo aperto al pubblico, anche dal già citato Archivio fotografico Sestini, che è dotato di tecnologia avanzata per la conservazione e di innovativi sistemi di catalogazione.
Lo spazio espositivo si articola invece in una sezione scientifica e una storica, che si articolano per creare un percorso espositivo interdisciplinare sull’argomento fotografia e sul funzionamento dell’intero processo fotografico, dalla A alla Z. Inoltre, sono presenti anche un’aula dedicata allo svolgimento di workshop e una biblioteca settoriale.
La sezione scientifica del Museo è suddivisa in tre diversi ambienti, a cui si accede tramite una grande macchina fotografica che funge da portale.
Entrandovi fisicamente, si sperimenta il percorso che la luce compie e il modo in cui l’immagine viene fissata, in forma molto simile a quella in cui lavora l’occhio umano. Una volta superato l’ingresso, i visitatori possono scoprire più nel dettaglio come funziona la vista umana e come il cervello percepisce le immagini e i colori, approfondire i fenomeni legati alla luce e alla sua propagazione, esaminare le analogie tra occhio umano e macchina fotografica e capire il funzionamento di quest’ultima in maniera approfondita.
Per rendere tutto più piacevole, la visita si articola in maniera interattiva, tramite inganni percettivi, esperimenti, false prospettive, associazioni mnemoniche e illusioni ottiche che creano situazioni divertenti per tutti, a prescindere dall’età.
La sezione storica del museo permette ai visitatori di fare un vero e proprio viaggio nel tempo.
Ci sono infatti due pannelli multimediali molto dettagliati: il primo spiega le varie tecniche di lavorazione e sviluppo fotografico a partire dall’Ottocento con i primi dagherrotipi, fototipi e creazioni di negativi su lastra, fino all’avvento del moderno digitale.
Il secondo mostra invece le diverse macchine fotografiche storiche, ciascuna con le proprie caratteristiche, e i processi per la lavorazione dei negativi su pellicola e la stampa. All’interno di un lungo corridoio sono infine esposti tutti queste affascinanti macchine fotografiche e gli strumenti utilizzati nel corso degli anni dai professionisti del settore: dagherrotipi, strumentazione da studio o per fotografie all’esterno.
Il museo è davvero imperdibile non solo per gli appassionati ma anche per chi è totalmente a digiuno di fotografia. Alla fine della visita tutti avranno imparato qualcosa di nuovo, divertendosi e anche emozionandosi di fronte alle fotografie.
Le ultime stanze in particolar modo sono dedicate ad alcune delle collezioni presenti nell’archivio storico, stupende immagini che narrano la storia di Bergamo, dei suoi luoghi, attività e persone: dolci ricordi per chi c’era già, nuove scoperte per i più giovani.
Non potrete fare a meno di scattare anche voi una foto, specialmente al tramonto che si posa lentamente sopra al Convento di San Francesco.
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