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Casoncelli, scarpinocc e… rafioli!

Farinam et ova ad faciendum rafiolos.

A Bergamo, i primati non bastano mai. E di primati ne ha già molti: una cinta muraria Patrimonio dell’Umanità dal 2016, tre World Guinness Records per gli abbracci a staffetta e di coppia più lunghi del mondo, la nomina a Città Creativa della Gastronomia UNESCO per i formaggi nel 2019.

Ma quest’anno è arrivata una sesta coccarda: la paternità del raviolo più antico d’Europa!

 

Bergamo, città di meraviglie culinarie

Formaggi, paste ripiene, polenta, salumi e vini bergamaschi scandiscono la vita locale e costellano i viaggi degli ospiti di piacevoli ricordi. L’enogastronomia bergamasca va senza dubbio di pari passo con le sue attrattive geografiche, storiche e culturali. Lo testimonia il solido, costante apprezzamento di chiunque la conosca.
Forse, però, quest’anno l’enogastronomia supera le sorelle. Fa il suo ingresso sulla scena dei sapori il rafiolo di Sant’Alessandro, ad oggi la prima pasta ripiena europea di cui si abbia testimonianza.

 

Un manicaretto per il santo patrono

Non solo casoncelli e scarpinocc, quindi. La new entry del nostro menù è un golosissimo raviolo che veniva preparato nella parrocchia di Sant’Alessandro, un tempo collocata in Città Alta presso la Porta dedicata al santo e ricordata, oggi, da una colonna.
Che dire – tra rafiolo e stracciatella, questa zona ha tutte le carte in regola per diventare il nuovo riferimento dei buongustai.

La sua storia

Ma quando nasce esattamente il rafiolo di Sant’Alessandro?
Se la prima notizia dei casoncelli risale al 13 maggio 1386, il documento ritrovato pochi mesi fa dalla giornalista enogastronomica Silvia Tropea Montagnosi presso l’Archivio Storico Diocesano di Bergamo colloca il rafiolo almeno 200 anni prima, nel 1187. La pergamena tramanda il verbale di un processo tenutosi a Bergamo per volontà di Papa Urbano III: un “volontario” della Parrocchia di Sant’Alessandro, tale Avostano, ci racconta che era consuetudine confezionare i rafioli con ingredienti donati dal Vescovo.
Consuetudine, quindi tradizione. Il rafiolo è ancora più antico di quel che il documento farebbe supporre e riscrive la storia della pasta ripiena, prima condotta dalla cronaca di Frate Salimbene de Adam da Parma coi suoi “ravioli sine crusta di pasta” (1284).

 

Le parole di Avostano

“[…] multones et vinum et panem et farinam et ova ad faciendum rafiolos et piper et salem et ligna.”

Ovvero: “montoni e vino e pane e farina e uova per fare ravioli e pepe e sale e legna”. Nonostante i danni del tempo, la pergamena ci lascia l’elenco preciso degli ingredienti per il piatto, che veniva offerto nei giorni dopo Pasqua. Con “montoni” si intende carne ovina, forse brasata con spezie o arrostita, mentre la pasta era chiaramente all’uovo.

 

Il debutto al “De Casoncello”

Gli ingredienti citati dal cronista medievale sono stati subito ripresi da alcuni ristoratori bergamaschi, che hanno voluto ridar vita al rafiolo durante l’edizione 2021 del “De Casoncello”.
L’evento celebra ogni anno le paste ripiene bergamasche, dai casoncelli ai capel de monega, passando per scarpinocc, creste scalvine, ravioli col brasato di Covo e bertù. La sesta edizione ha proposto numerosi eventi legati al rafiolo di Sant’Alessandro, per le vie di Città Alta in festa, e prevediamo che le prossime continueranno a promuovere questa nuova star della gastronomia di Bergamo.
Che aspetti a unirti al banchetto? Il De Casoncello si svolge solitamente a metà maggio, nel pieno della primavera bergamasca. Controlla sul nostro sito le date del prossimo appuntamento, ti aspettiamo.

 

Prelibatezze tradizionali e rivisitate

Bergamo è insomma una terra di sorprese senza fine, che ti attendono lungo eccitanti itinerari di scoperta enogastronomica.
Se ami i sapori di una volta, ma anche riscoprirli in versione moderna, sfodera anche tu piatto e posate. Vieni a scoprire le sue bontà!

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